Manuale pratico e facile da applicare per le ditte individuali per professionisti del wedding.
Se state leggendo questo articolo state per fare uno dei grandi passi della vostra vita: aprire la vostra azienda.
Piccola o grande, la prima o l’ennesima, con le idee chiare o in cerca di consigli, è giusto, però, farlo nel migliore dei modi.
Proprio per questo motivo ho pensato di fornirvi questo manuale pratico e facile da applicare per non commettere errori e calcolare bene quanto vi costerà aprire la vostra partita iva tra oneri, burocrazia, fisco ed adempimenti vari.
ll primo step per iniziare è quello di porvi le 4 domande fondamentali:
• Chi sei?
• Cosa fai?
• Come lo fai?
• Dove vuoi arrivare?
Vi sembrerà scontato ma errare la proiezione su una sola di queste potrebbe portarvi, presto o tardi, a dover rivedere completamente tutto il vostro modello di business e la vostra struttura.
Ah, dimenticavo! Potete anche ascoltare questo contenuto in formato Podcast.
Chi sei, cosa fai, come lo fai e dove vuoi arrivare
La cosa più importante prima di lanciarsi in una nuova iniziativa d’impresa è rispondere esattamente alle 4 domande di cui sopra; non solo per delineare al meglio il proprio progetto di business ma anche per partire sin da subito con una struttura d’impresa più consona alle proprie esigenze presenti e future.
Se, ad esempio, avete un background lavorativo come organizzatrice di eventi e matrimoni e sviluppate grazie alla vostra attività un reddito di non oltre 50k annui (attenzione alla distinzione basilare tra reddito e volume d’affari) dovrete scegliere sicuramente l’apertura di una Partita Iva con il regime forfettario che vi offre tanti vantaggi fiscali e poche beghe burocratiche con conti fiscali chiari e agevoli da calcolare.
Diversamente dall’esempio precedente se state aprendo una nuova impresa ed avete già in progetto una struttura complessa con dipendenti da assumere, macchinari da acquistare ed utilizzare, immobili da acquistare e/o locare e veicoli per l’uso lavorativo da noleggiare dovrete optare per la costituzione di una società; ed anche qui si apre un importante capitolo su quale tipo di società scegliere.
Guarda il video se vuoi avere maggiori dettagli!
Ditta individuale o società: come scegliere?
Siete tutti diversi e tutti differenti sono i vostri business e, ognuno di essi, ha caratteristiche, esigenze, bisogni, strutture e sovrastrutture differenti che richiedono una specifica fiscalità.
DITTE INDIVIDUALI E REGIMI C.D. A FORFAIT
Un esempio abbastanza importante, proprio nei micro settori, è dato dalle sempre più crescenti professioni nascenti nel campo dell’innovazione digitale o i professionisti senza iscrizione a particolari ed ufficiali albi.
Oggi se ne registrano diverse decine di migliaia in Italia ed il numero è in crescita esponenziale e crescente da ormai un quinquennio.
Tante di queste hanno deciso di “uscire allo scoperto” ed emergere dal “nero” grazie proprio alla legge di bilancio 2016 che ha visto un’importante rivisitazione di quello che già era il regime forfettario o c.d. dei minimi.
Il nuovo Regime Forfettario, infatti, rispetto alla precedente versione ha eliminato il limite di età e di durata, prevedendo la fuoriuscita dal regime solo in caso di perdita dei requisiti di accesso o di permanenza. Prevede, inoltre, che il calcolo della base imponibile venga effettuato utilizzando dei coefficienti di redditività distinti in base all’attività esercitata, sulla quale viene poi calcolata l’aliquota sostitutiva del 15% o 5% per le start up (per i primi 5 anni).
Ma cosa ancor più importante è la possibilità di abbattere del 35% i “maledetti” contributi INPS per la maggior parte dei professionisti portando questa “spesa fissa” dai precedenti circa € 4000 ai circa € 2600 annui. Sembrano pochi ma, per chi avvia la propria impresa, è un discreto gruzzolo da investire in attività che possono far crescere il proprio business.
ATTENZIONE: I contributi agevolati prevedono un volume d’affari annuo fino a € 16.000,00. Superata questa soglia si andranno a pagare contributi proporzionali al fatturato del 24%.
Ma vediamo nel dettaglio quali sono i parametri di questo regime forfettario e del perché tanti nuovi professionisti lo hanno scelto per “regolarizzare” la loro posizione che, prima, veniva svolta senza un dovuto inquadramento a causa di quel gap burocratico che rendeva troppo forte la pressione fiscale in raffronto ad un fatturato ed utile decisamente contenuto e schiacciato da tasse, burocrazia, costi fissi e normative stringenti.
I vantaggi fiscali per i forfettari consistono quindi:
• nell’esclusione da IVA, IRAP, studi di settore e parametri;
• nel reddito assoggettato a imposta sostitutiva IRPEF e IRAP pari al 15% su una base imponibile parziale (variabile dal 40 al 78%);
• nel calcolo del reddito imponibile forfettario che si effettua applicando sul totale dei ricavi/compensi, i coefficienti di redditività diversi a seconda del codice ATECO, che di fatto riducono la misura della base imponibile sulla quale calcolare la flat tax 15% o 5%;
• nell’esonero dalla ritenuta d’acconto;
• nell’esonero dalle ritenute alla fonte;
• permanenza nel regime fin tanto che sussistono i requisiti;
• esonero dall’esterometro e dall’obbligo di fattura elettronica.
I Coefficienti di redditività 2020
Le nuove soglie ricavi 2020 e limiti reddito ATECO da applicare al Regime forfettario sono:
• Alimentari, bevande: soglia ricavi 65.000€ e coefficiente di redditività 40%;
• Commercio (ingrosso e dettaglio): soglia ricavi 65.000€ e coefficiente di redditività 40%;
• Commercio ambulante (alimenti e bevande): dai 30 mila attuali a 40 mila, redditività 40%;
• Commercio ambulante altri prodotti: soglia ricavi 65.000€ e coefficiente di redditività 54%;
• Costruzioni, immobiliari: soglia ricavi 65.000€ e coefficiente di redditività 86%;
• Commercio (intermediari): soglia ricavi 65.000€ e coefficiente di redditività 62%;
• Servizi alloggio e ristorazione: soglia ricavi 65.000€ e coefficiente di redditività 40%;
• Attività dei professionisti: soglia ricavi 65.000€ e coefficiente di redditività 78%;
• Altre attività: soglia ricavi 65.000€ e coefficiente di redditività 67%.
Il reddito verrà calcolato applicando tali coefficienti di redditività al reddito complessivo dato dalla somma di ricavi/compensi e uscite con la sola possibilità di deduzione dei contributi previdenziali versati nell’anno di imposta. Al reddito così ottenuto si applica l’aliquota del 15% per IRPEF e addizionali regionali e comunali e IRAP.
La fuoriuscita dal Regime Forfettario è prevista solo nel caso in cui ricavi e i compensi superino le soglie previste.
FACCIAMO UN ESEMPIO PRATICO E TANGIBILE (i numeri li inventerò su una professionalità a caso)
Wendy è una wedding planner ed ha scelto il regime forfettario per la sua impresa e rientra nella penultima voce dell’elenco riportato nella slide precedente ovvero “Attività dei professionisti” che, pur essendo “agevolata” in questo regime è la meno “coccolata” perchè soggetta ad un coefficiente di redditività del 78% (ricordiamo che per molte categorie è del 40% e, solo in un caso è la più alta ovvero dell’86%).
Wendy nella sua attività contrattualizza e porta a termine 10 matrimoni all’anno da € 2800 di compenso cadauno per un fatturato totale di € 28.000 annui e, quindi, rientra perfettamente nel limite del regime forfettario.
Su questi 28.000 di fatturato Wendy dovrà pagare:
• Contributi fissi INPS di € 2600 anzichè € 4000 (circa)
• Contributi proporzionali al reddito del 24% superato il limite dei € 16000,00 e, quindi, su € 12.000,00 (28000 – 16000 = 12000) : € 2880,00
• € 3.276,00 di imposta sostitutiva IRPEF e IRAP ovvero……..di tasse (ovvero il 15% sul 78% di base imponibile sulla redditività). Questa percentuale si abbassa ancor di più per i primi 5 anni di attività dove anziché il 15% pagherà soltanto il 5% sulla base imponibile del 78%, ovvero solo € 1092,00
• Niente IVA
• Niente IRAP
• Diritto annuale agevolato alla CCIAA (circa € 55,00 anziché € 220,00)
• Commercialista poco (meno finanche del compenso per la tenuta della contabilità semplificata che potrei quantificare in una forbice dai 300 ai max 600€ annui).
Per farla breve Wendy porta a casa un netto di circa 20.000€ su un fatturato di 28.000.
Se paragoniamo questi numeri ad una ditta individuale precedente al regime forfettario, tra le forme giuridiche più vessate dalla tassazione (e anche meno tutelate) Wendy, sobissata da circa il 61% di pressione fiscale e nessuna agevolazione, avrebbe portato a casa meno di € 10.000 ed avrebbe, quindi, deciso di chiudere i battenti e stare a casa con i propri figli ed il marito.
OCCHIO AL PRIMO ANNO!!!
Il primo anno sarà sicuramente il più fervido per voi tra organizzazione, preparativi e idee. Ma fate molta attenzione ai risvolti amministrativi.
Ebbene si, perché sin da subito pagherete una delle più annose e controverse tasse del sistema fiscale Italiano: gli acconti di imposta sostitutiva!
In parole povere lo stato italiano chiede sulla base “presuntiva” del vostro volume d’affari di versargli già le tasse, prima di aver effettivamente prodotto reddito. Vi sembrerà assurdo ma, purtroppo, è così.
Sono tenuti al versamento degli acconti dell’imposta sostitutiva, per l’anno di imposta in corso, i contribuenti “forfetari” che hanno presentato il modello Redditi P.F., per l’anno di imposta precedente, con l’indicazione al rigo LM42 “Differenza“, di un importo pari o superiore a €. 52,00.
Per quanto riguarda le date di versamento, invece, il primo acconto deve essere versato entro il 30 giugno (o 30 luglio con la maggiorazione dello 0,4% a titolo di interesse corrispettivo). Mentre, il secondo acconto deve essere versato entro l’ultimo giorno del mese di novembre.
COME SI CALCOLANO GLI ACCONTI DI IMPOSTA SOSTITUTIVA NEL REGIME FORFETTARIO?
L’acconto di imposta per i contribuenti che usufruiscono del regime forfetario può essere calcolato, con due diversi metodi:
• Il metodo storico
• Il metodo previsionale (è questo il caso del 1° anno di attività).
In linea generale ogni contribuente ha facoltà di scegliere il metodo che preferisce per la determinazione dell’acconto. È opportuno, quindi, consultarsi sempre con il proprio dottore Commercialista di fiducia, al momento del versamento dell’acconto per scegliere il metodo migliore a seconda delle caratteristiche di ogni singolo contribuente.
Vediamo, più in dettaglio, i metodi di calcolo dell’acconto dell’imposta sostitutiva dovuta in regime forfettario. Senza entrare nel merito strettamente fiscale, preferisco farvi un esempio pratico sui 2 metodi di calcolo degli acconti.
METODO STORICO
Ipotizziamo il calcolo dell’acconto con il metodo storico per la nostra Wedding Planner Wendy che si trova già al 2° anno di attività, in regime forfetario, e che nell’anno di imposta precedente ha fatturato € 28.000. Si determinano, quindi gli acconti per l’imposta sostitutiva.
28.000 | Fatturato anno “2019” |
21.840 | Reddito Imponibile (78%) |
1.092 | Saldo anno “2019” Imposta sostitutiva |
546 | Primo acconto (entro il 30/06/2020) Imposta sostitutiva (50% del saldo) |
546 | Secondo acconto (entro il 30/11/2020) imposta sostitutiva (50% del saldo) |
ATTENZIONE: in questo calcolo abbiamo ipotizzato un fatturato pari a Zero nel primo anno di attività, ovvero nel 2018 che, quindi, ha comportato un versamento di imposte (ed acconti) pari a zero. Nel caso, invece, Wendy avesse fatturato e, quindi, versato imposte ed acconti, questi si sarebbero andati a scomputare dagli acconti successivi.
METODO PREVISIONALE
Il metodo previsionale per il calcolo dell’acconto, ha il vantaggio, per i soggetti in regime forfetario, che determinano il loro reddito secondo il principio di cassa, di ridurre notevolmente il margine di errore nel calcolo dell’imponibile dovuto per l’anno di imposta in corso.
Attraverso il metodo previsionale, infatti, il calcolo degli acconti, è effettuato in ragione del reddito che il contribuente prevede di raggiungere nell’anno in corso.
Per il contribuente si tratta, quindi, di fare una stima del reddito che andrà a percepire nell’anno, e sulla base di questo reddito, andare a calcolare gli acconti dovuti.
Ora, andare a prevedere il reddito dell’anno nel mese di giugno, quando dovrebbe essere versato il primo acconto, non è sicuramente agevole. Io consiglio sempre di versare il primo acconto di giugno secondo il metodo storico per poi verificare a novembre, se può essere più conveniente adottare il metodo previsionale per il secondo acconto.
Versare l’acconto con il metodo previsionale per i soggetti in regime forfettario, può essere conveniente soprattutto perché, la seconda rata di acconto scade il 30 di novembre, ossia a poco più di un mese dalla chiusura dell’anno.
Come potete immaginare a novembre può essere più semplice stimare il reddito che si andrà a generare nell’ultimo mese dell’anno, quindi parametrare il versamento del secondo acconto tenendo conto del metodo previsionale, e considerando quanto già versato nel primo acconto.
Esempio di calcolo metodo previsionale.
7.500 | Stima fatturato anno “2021” |
5.850 | Reddito Imponibile (78%) |
878 | Saldo anno “2021” Imposta sostitutiva |
410 | Acconto Imposta sostitutiva metodo previsionale (entro il 30/06/2021) |
In estrema sintesi avete la “libertà” di andare cauti con le previsioni di fatturato per l’anno in corso ed ottimizzare, quindi, il 1° acconto da versare il 30/06 e “sistemare” il saldo dell’acconto al 30/11 quando avrete maggior contezza del volume d’affari dell’anno in corso.
Fate, però, molta attenzione qualora la stima di reddito effettuata con il metodo previsionale non si rivelasse corretta; sareste soggetti all’applicazione della sanzione amministrativa del 30% dell’imposta non versata. Tale sanzione può comunque essere ridotta con il ravvedimento operoso.
OK CI SIETE, SIETE PRONTI A LANCIARVI: MA QUALI SONO GLI STEP BUROCRATICI DA SEGUIRE PER APRIRE LA DITTA INDIVIDUALE?
Il primo consiglio che i sento di darvi è quello di scegliere il commercialista più adatto a voi. Il commercialista, come ogni buon professionista, è specializzato in specifiche attività e non è un tuttologo. Sta a voi informarvi e sceglierlo in base al business che volete sviluppare.
Per intenderci, se vi fa male il ginocchio non andate da un cardiologo ma da un ortopedico.
Per lo stesso principio se state aprendo una società con una proiezione oggettiva di fatturato medio annuo iniziale a diversi zeri non cercherete un commercialista che ha conoscenze nel terzo settore, oppure specializzato nei regimi forfettari o, molto più semplicemente, segue solo la contabilità di piccole aziende. A volte un compenso troppo basso è sinonimo di scarsa organizzazione che, inevitabilmente, potrebbe ricadere, presto o tardi, sulle vostre tasche da imprenditore.
Così come se il vostro focus è di business moderato ed avete scelto il regime forfettario in proiezione al vostro fatturato, non andrete alla ricerca del mega studio specializzato in grandi gruppi o finanza agevolata, vista la particolare natura del vostro business; potrebbe essere per voi troppo oneroso e scarsamente funzionale alla vostra impresa.
Ma, indipendentemente dal commercialista che vi seguirà vi anticipo che i passaggi generici da seguire sono tre. Vediamo insieme.
PROFESSIONISTI E DITTE INDIVIDUALI ORDINARIE O FORFETTARI
Partita Iva in 3 semplici Step e costi da sostenere.
I tempi per aprire Partita IVA variano circa da 24 ore per i liberi professionisti (per i quali non vi sono costi aggiuntivi) ad un minimo di 15 giorni per le ditte individuali, per le quali occorre effettuare anche l’iscrizione al Registro delle Imprese (sezione Albo degli Artigiani o Camera di Commercio) tramite la procedura ComUnica.
Al momento della scelta del regime fiscale da applicare alla propria attività i titolari di partita Iva potranno scegliere se aderire al regime forfettario o ordinario.
1. La scelta del regime fiscale
Partita IVA regime forfettario
Per aderire al regime forfettario bisogna rispettare alcuni requisiti stabiliti dalla legge che, però, non sono vincolati ad una specifica età anagrafica, come invece stabilito per l’ex regime dei minimi, abolito con la Legge di Stabilità 2016.
Partita IVA regime ordinario
Per i casi esclusi dalla possibilità di aprire partita Iva con regime forfettario, si apre la porta del regime ordinario. I contribuenti in regime ordinario sono obbligati all’utilizzo della fattura elettronica, alla tenuta dei registri e al pagamento di Ires, Irap e Irpef: l’aliquota di quest’ultima viene definita ogni anno con il Decreto fiscale legato alla Legge di bilancio.
2. Codice ATECO
Il codice ATECO è una combinazione di sei numeri che contraddistingue ogni attività economica italiana.
Va obbligatoriamente indicato al momento di apertura della Partita IVA, e ciò vale sia per i liberi professionisti che per le attività di commercio o artigianato, e si configura come un elemento molto importante, in quanto da esso dipende il coefficiente di redditività e, dunque, la quota di fatturato su cui si pagheranno imposte e contributi.
Qualunque sia il proprio progetto lavorativo, bisogna comunicare le proprie intenzioni al fisco. Il codice ATECO serve proprio a questo: a indicare il settore in cui si andrà a operare come liberi professionisti una volta aperta la propria partita IVA. I codici ATECO sono indicati dall’Istat sul proprio sito.
In particolare, per aiutare il contribuente, è disponibile sul sito dell’istituto un software online, che non è necessario scaricare, per rilevare in automatico e in breve tempo il codice. Il software rende possibili due operazioni: da una parte è possibile ricercare l’attività inserendo il codice attività, dall’altra invece inserendo una parola chiave si potrà individuare il codice. Il sistema dunque è utile sia per compiere una verifica su un eventuale codice a propria disposizione, per controllare di quale attività si tratti, sia per chiarirsi le idee sul codice ATECO che si dovrà utilizzare personalmente per aprire partita IVA in modo corretto.
https://www.istat.it/it/archivio/17888
IL CONSIGLIO DI INES PESCE.In fase di attivazione del vostro codice Ateco, pensate ed attivate sempre ad un codice Ateco c.d. secondario per un’attività affine alla vostra seppur non completamente legata ad essa. Ad esempio se vi occupate di sviluppo siti web (codice Ateco 74.10.21) potreste pensare di attivare come codice Ateco secondario la “Conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari” (Ateco 73.11.02). Non ha alcun costo aggiuntivo ma potrebbe tornarvi utile in futuro in caso di richieste particolari di alcuni clienti, di sviluppo ed evoluzione del vostro business e, perché no, anche in caso di partecipazione a Bandi Pubblici dove sono richiesti codici Ateco differenti dal vostro.
3. Cassa previdenziale
Il terzo ed ultimo passaggio riguarda l’iscrizione alla tua Cassa di Previdenza di riferimento, in modo da poter versare i contributi previdenziali.
Attenzione, però: non tutte le Partite IVA sono iscritte alla stessa Cassa. Come mai?
Alcune attività, come probabilmente già saprai, sono riservate solo a quei professionisti che hanno superato un esame di abilitazione e/o che risultano iscritti ad un apposito Albo o Ordine Professionale. Qualche esempio?
Architetti, Ingegneri, Avvocati, Medici, Psicologi, Consulenti del lavoro, ecc. sono tutti professionisti che fanno riferimento ad un Ordine Professionale, che a sua volta ha una sua Cassa Previdenziale specifica. Per cui, al momento di versare i contributi previdenziali, dovranno attenersi alle regole e alle aliquote da essa indicate.
Altre attività nate in tempi più recenti, o non ancora soggette a regolamentazione, non hanno una Cassa Previdenziale ad hoc. Dunque, ad esempio, un Amministratore di Condominio, un Formatore o una WEDDING PLANNER farà capo alla Gestione Separata INPS, e precisamente alla sezione dei Liberi Professionisti.
Per i professionisti iscritti alla Gestione Separata, il versamento avviene solo in proporzione al volume d’affari effettivamente prodotto. I contributi, infatti, si calcolano sul reddito imponibile, con aliquota al 25,72%.
Con questo contenuto spero di averti fornito delle basi di conoscenza per aiutarti ad avviare la tua azienda.
Se invece vuoi un’analisi e una consulenza personalizzata sul tuo wedding business, mandami pure una mail per fissare una call.